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Michael Kenna fotografia paesaggio

Identikit | La fotografia di Michael Kenna tra silenzio, equilibrio e meditazione

Michael Kenna è considerato uno dei fotografi di paesaggio più influenti a livello internazionale. Famoso in tutto il mondo, è rappresentato dalle gallerie d’arte più importanti del pianeta. La sua internazionalità la ritroviamo non solo nell’apprezzamento globale da parte di pubblico e di critica dei suoi lavori, ma anche nei soggetti scelti, scorci presi da ogni angolo del mondo.

fotografia di paesaggio
Photo Credit: Michael Kenna

Biografia

Michael nasce nel 1953 a Windes, nel Lancashire in Inghilterra. Cresce in una famiglia operaia nei luoghi della rivoluzione industriale, nella quale non vi sono tradizioni artistiche. In tenera età è molto attratto dalla vita ecclesiastica, tant’è che all’età di dieci anni ha l’aspirazione di diventare un prete e fu accettato al St Joseph’s College di Upholland, un collegio cattolico dove vi rimane per sette anni. In quel contesto, impara lezioni importanti legate all’educazione religiosa, la quale influenzò fortemente il suo lavoro fotografico successivo, in cui disciplina, silenzio e meditazione sono solo alcuni degli aspetti principali. Lasciata la scuola all’età di 17 anni, l’arte diventa il suo interesse principale, tant’è che va a studiare alla Banbury School of Arts nell’Oxfordshire. In quegli anni, Kenna sviluppa un grande interesse per la pittura, ma si renderà conto successivamente che le possibilità lavorative sono inferiori rispetto alla fotografia, per via degli sbocchi pubblicitari e commerciali che quest’ultima consente. Non c’è dubbio però, che lo studio della pittura e della storia dell’arte abbiano notevolmente influenzato il suo approccio alla fotografia. Si avvicina all’arte fotografica grazie agli studi conseguiti presso il London College of Printing, ma soprattutto grazie all’influenza di diverse personalità appartenenti a settori diversi del mondo artistico, tra cui Brandt, Atget, Sudek, Callahan, Sheeler e Stieglitz. Prima di trasferirsi in California, dove capirà che la fotografia potrà essere una vera e propria attività lavorativa, sempre a Londra comincia a fare da assistente e stampatore al fotografo pubblicitario Anthony Blake ed è proprio in quel periodo che inizia ad approcciarsi alla fotografia paesaggistica. Kenna si avvicina a diversi generi commerciali e una volta giunto a San Francisco nella metà degli anni Settanta, incontra Ruth Bernhard, sensibile fotografa di nudi e di nature morte della quale diventerà assistente, aiutandola nella stampa delle sue immagini e maturando una grande esperienza con la camera oscura, la quale costituirà un motivo ricorrente in tutto il lavoro dell’artista.

Una fotografia lenta, silenziosa ed equilibrata

fotografia paesaggistica
Photo Credit: Michael Kenna

Come già accennato, la produzione fotografica di Michael Kenna è quasi esclusivamente incentrata sul paesaggio. Non si limita a rappresentare i luoghi dove è cresciuto, ma è costantemente affascinato dalla voglia di viaggiare e scoprire nuovi scenari più o meno lontani. Il suo stile risulta oramai inconfondibile e moltissimi fotografi contemporanei cercano di imitare le atmosfere che egli riesce a ricreare con i suoi scatti. I luoghi che racconta non sono ambienti selvaggi e incontaminati, bensì realtà alterate dall’intervento umano, come aree industriali, tesori architettonici, giardini, rive del mare, aule degli asili, centrali nucleari, campi di concentramento e confessionali nelle chiese cattoliche. Nonostante ciò, le figure umane non compaiono quasi mai, considerate dall’autore degli elementi riconducibili al tempo e allo spazio, mentre invece la fotografia di Kenna è libera da ogni elemento di disturbo e soprattutto non ha l’obiettivo di descrivere, bensì di stimolare la capacità immaginativa. Il fotografo non è mai stato interessato alla specificità visiva, ma ha sempre preferito il vago, il velato e ciò che è invisibile. I suoi lavori sono spesso costituiti da elementi di suggerimento invece di una descrizione accurata. Molto spesso rimane diverse ore a studiare ed esplorare i paesaggi, entrandovi in simbiosi e immedesimandosi in luoghi e culture lontane. Solo in questo modo, sostiene il fotografo, un’immagine sarà in grado di suscitare emozioni, invece di descrivere sterilmente un contesto. Immergendosi in determinate realtà, ne riesce a fotografare l’anima, ossia l’invisibile che si trova davanti ai nostri occhi. Dunque, stiamo parlando di un artista capace di rinunciare alla velocità in favore di una rispettosa convivenza con i luoghi da lui visitati. In questo senso, la sua fotografia è fatta di silenzio, lentezza e meditazione. Complessa nel suo processo di costruzione, ma minimalista, priva di artifici. Infatti, il fotografo cerca sempre di eliminare i dettagli inutili e i contenuti superflui, di semplificare, di ridurre al minimo.

L’equilibrio proprio della sua personalità si riflette sulle sue produzioni fotografiche, tant’è che si interessa delle relazioni, giustapposizioni e persino degli scontri tra gli elementi naturali e le strutture che l’uomo ha creato. In questo i suoi scatti risultano inconfondibili e i paesaggi ritratti rispondono ad un’armonia e ad un equilibrio estremi. Questo aspetto trova inoltre un riscontro anche con l’adozione del formato quadrato delle sue fotografie, il cosiddetto formato classico, che necessita di un bilanciamento rigoroso degli elementi. In sintesi, Kenna propone una sua visione di armonia e di equilibrio dedicandosi al suo soggetto con pazienza: per lui la cosa più significativa, oltre all’immagine, è l’atto di fotografare.

 

fotografia di paesaggio
Photo Credit: Michael Kenna

Uno stile inconfondibile: tra bianco e nero e lunghe esposizioni

Campi di concentramento
Photo Credit: Michael Kenna

Come accennato, gli scatti di Kenna assumono uno stile ben definito, che si ripropone continuamente nel corso dei suoi lavori, in modo tale da rendere le sue fotografie immediatamente riconoscibili. Innanzitutto, il fotografo scatta rigorosamente in bianco e nero e tale assenza di colore contribuisce a creare atmosfere impersonali e senza tempo. Kenna, quando ritrae determinati luoghi da inaspettati punti di vista, lo fa muovendosi in certi momenti della giornata in cui la luce deve ancora manifestarsi completamente e plasmare i soggetti; in altri termini, ama fotografare in presenza di condizioni scarse di luce e di estremo silenzio: di notte, all’alba o nelle cupe giornate invernali. Le condizioni atmosferiche privilegiate dal fotografo sono infatti quelle più oscure, come il cielo nuvoloso, la pioggia e la nebbia. Al di là del bianco e nero, la tecnica fotografica di cui si serve maggiormente è quella delle lunghe esposizioni, coerente con quel tipo di fotografia lenta e meditata, in cui il fotografo entra in simbiosi con il paesaggio che lo circonda. Le sue esposizioni arrivano a durare fino a 10 ore, restituendo immagini opache e avvolte da un senso di mistero. Tra le tante esposizioni che si sono tenute in spazi pubblici e in gallerie private, è opportuno ricordare quelle in vari musei francesi, statunitensi, giapponesi, ultima quella alla Bibliothèque Nationale de France di Parigi nel 2009. Tra i suoi cicli è possibile menzionare “L’impossibile oblio”, sui campi di concentramento e di sterminio nazisti, esposto anche a Palazzo Magnani nel 2002, come sezione della mostra “Memoria dei campi”.

Un amore incondizionato per l’analogico

Attraverso i suoi scatti, Michael Kenna esplora tutte le potenzialità della fotografia analogica, soprattutto attraverso immagini in bianco e nero ai sali d’argento con viraggio conservativo al selenio. In altre parole, il suo stile così caratteristico si serve proprio della fotografia analogica con cui ritrae i luoghi avvalendosi di punti di vista inediti. Parliamo di un fotografo romanticamente ancorato alla fotografia analogica e non ancora catapultato nel mondo del digitale; anche se entrambe le vie portano a risultati potenzialmente simili, egli preferisce la via della riflessione e dell’argento a quella della velocità e dei pixel. Michael stesso, infatti, si autodefinisce un fotografo analogico al 100% per quanto riguarda la ripresa, la stampa, il ritocco, il montaggio e l’esposizione finale. Utilizza le sue vecchie fotocamere e insiste a fare tutte le stampe da solo nella sua camera oscura. Allo stesso tempo non sostiene che l’analogico sia migliore del digitale o viceversa, bensì crede semplicemente che siano due cose diverse. La sua è solo una preferenza personale. In generale preferisce i limiti, le imperfezioni e l’imprevedibilità del mondo analogico ai sali d’argento, adora trascorrere ore in camera oscura esplorando il potenziale di un negativo. Tra le macchine fotografiche più usate dal fotografo, possiamo citare la Hasselbalt medio formato e le fotocamere Holga, le quali spiegano il formato quadrato della maggior parte delle sue immagini. L’eccezione principale è costituita dalle fotografie di Monique’s Kindergarten, per le quali ha utilizzato una fotocamera grande formato 4×5.

Japan landscape Michael Kenna
Photo Credit: Michael Kenna

Fonti:

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