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Interview | Jaghir Singh: lo spirito avventuroso della Fotografia paesaggistica

Amante della Fotografia paesaggistica e naturalistica, Jaghir (jag.singh_photo su Instagram) concilia questa sua grande passione con il suo spirito d’avventura, spingendosi in luoghi nascosti e inesplorati, ricordandoci che spesso non è necessario volare dall’altra parte del mondo per trovare ispirazione e spunti artistici da vivere e fotografare.

Raccontaci chi sei

Sono Jaghir Singh. Sono nato a Livorno nel 1989 da padre indiano e madre italiana.
I miei nonni erano fotografi e mi hanno trasmesso la passione per la fotografia. Ho iniziato a fare foto a 6 anni con la reflex analogica che mi regalò mio nonno che aveva uno studio di fotografia a Livorno.
Non so bene com’è nata la mia passione per la Fotografia, forse nascendoci coinvolto fin da piccolo. Poi la passione è proseguita nel tempo.

Qual è la prima fotografia che ricordi di aver scattato

La primissima sinceramente non la ricordo perché da subito ne ho scattate veramente tante. All’inizio scattavo per lo più foto macro con una Reflex Vivitar 50 mm Pentax, un obiettivo fisso con pellicola. Mi piaceva molto fotografare fiori e insetti.

Secondo te, quali sono i dettagli che fanno la differenza in una foto? E quali sono gli elementi a cui presti più attenzione quando fotografi?

Io penso che non siano i dettagli a fare la differenza in una foto. A volte può essere bella anche una foto sfocata, una foto con rumore, una foto tagliata male. Dipende da tanti fattori. Ci sono foto che a volte d’impatto ti emozionano anche se non sono tecnicamente corrette. Io comunque sono abbastanza pignolo e attento nelle mie fotografie. Non sono un amante della Fotografia in bianco e nero però ammetto che ci sono tantissime foto in bianco e nero meravigliose.
Prima di fare una foto cerco di immaginarmi il risultato. Il primo aspetto su cui mi concentro è l’inquadratura. Perlopiù faccio foto di paesaggio, quindi ho quasi sempre il treppiede e la prima cosa su cui mi concentro è l’inquadratura. Poi occorre capire bene cosa vuoi risaltare nella foto. È importante aspettare l’attimo giusto, tantissime volte impiego ore per fare una foto, lunghe esposizioni ad esempio oppure una fotografia notturna o l’astrofotografia, un’altra mia grande passione

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C’è un messaggio che cerchi di trasmettere con i tuoi scatti?

Non credo di cercare di trasmettere un messaggio, voglio trasmettere le mie emozioni. Come per un’autobiografia scritta, chi fa una foto racconta se stesso.

C’è una fotografia o più fotografie a cui sei particolarmente legato?

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Tantissime. Una in particolare che ho fatto con tutta la mia famiglia in una sera di nebbia. Una foto nata per casa, lungo una strada per arrivare a casa per arrivare nella mia casa in collina a Livorno. I fari di un auto creavano un effetto stile Silent Hill, così ho preso la macchina fotografica e ho detto a tutti di mettersi in posa davanti alla macchina con i fari accesi. Ho usato il treppiede e impostato l’autoscatto dopo aver inquadrato prima la mia famiglia.
Un’altra foto che mi piace molto l’ho scattata in una sera di forte temporale con fulmini pazzeschi che illuminavano il cielo. Quella sera ho scattato le più belle fotografie di fulmini che abbia mai fatto. Foto in lunghe esposizioni con la macchinetta poggiata sul cavalletto.

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Spostandoci sulla tematica Social Network, fra tutti Instagram è certamente il social network che fa dell’immagine il suo elemento caratterizzante. Credi che su tale piattaforma vengano stimolate le capacità creative dei fotografi? O ritieni che questo aspetto della democratizzazione della fotografia banalizzi la professione del fotografo?

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Bella domanda. Personalmente credo che più la “seconda”. In generale non è solo Instagram ma è il digitale che ha aperto la fotografia a tutti. Ovviamente ci sono anche i lati positivi come poter comprare una reflex a poche centinaia di euro, con costi più bassi rispetto al passato se penso ai miei nonni che avevano uno studio, una camera oscura per poter sviluppare e attrezzature molto costose.

Il lato negativo è che oggi sono tutti fotografi, chi fa foto gratis, chi si improvvisa: da questo punto di vista non mi piace il digitale.
Instagram è una bella vetrina, un bel social però come tutti i social c’è tanto business dietro. Io utilizzo Instagram in maniera assidua e professionale dal 2014. Ho notato tantissimi cambiamenti, prima era molto più facile farsi notare e farsi apprezzare per la qualità, ora è molto più facile farsi apprezzare se paghi.
Un difetto di Instagram è che spinge le persone a creare delle pagine un po’ monotone e purtroppo sono le pagine che hanno più successo

Cosa ne pensi della post produzione e che rapporto hai con il fotoritocco? 

La post produzione è fondamentale. Anche le foto scattate con il cellulare sono post prodotte automaticamente dal processore del   telefono stesso. Ciò che a me non piace è “l’artefazione”, ad esempio ho visto tante volte la foto di una luna al tramonto. In questo caso, secondo me, non si può parlare di fotografia ma di arte grafica. Non uso Photoshop ma Lightroom che è un programma prettamente fotografico. Mi piace rimanere fedele alla realtà, a volte anch’io ci metto un po’ di creatività perché la fotografia è arte ed è un po’ come fare un quadro.

Tra i tanti generi che fotografi, pubblichi spesso foto naturalistiche e di paesaggi. Quali sono gli strumenti e le tecniche indispensabili per un fotografo di questo genere?

La paesaggistica e la fotografia di natura è il mio genere preferito perché amo la natura, gli animali e l’avventura. Forse è il genere fotografico in cui lavori meno se escludi i documentari per National Geographic. A me piacciono tutti i generi fotografici, mi piace la Fotografia a 360°. Mi piacciono i ritratti, le fotografie astratte, la fotografia macro, notturna e l’astrofotografia ho come detto prima.
La strumentazione nella fotografia di paesaggio è il treppiede che è un prolungamento del braccio e una macchina fotografica con una buona gamma dinamica che permette di fotografare bene un cielo illuminato o un’onda che si infrange su uno scoglio. Ciò che si predilige sempre fare è calcolare l’esposizione corretta su una zona più illuminata perché se la bruci non la riprendi più, a differenza delle ombre che si possono aprire. A me piacciono molto le lunghe esposizioni. Sono molto importanti i Filtri ND che riducono l’entrata di luce al sensore. Io utilizzo un Filtro ND 1000.

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Hai qualche progetto fotografico in valigia? Quali parti del mondo vorresti esplorare in futuro?

Uno dei posti in cui andrei domani è Machu Picchu. È possibile comunque uscire di casa e trovare una cosa meravigliosa. Ho la fortuna di abitare in Toscana che offre molti spunti, sia naturalistici che artistici. Circa un anno fa ho scoperto a un chilometro da casa mia un punto in cima alla collina a picco sul mare, lì ti si apre una vista incredibile.

Se dovessi dare un consiglio agli aspiranti fotografi?

Un consiglio che ho dato di recente ad alcuni ragazzi è di non rincorrere uno stile che non è il proprio, di non emulare un fotografo. È importante fare ciò che si sente. Non bisogna nemmeno pensare a ciò che si vuole fotografare per non mettersi paletti.

Non basta la tecnica, occorre lasciarsi trasportare dalle emozioni.
Molte volte mi hanno detto che le mie fotografie trasmettono emozioni e questo è il più bel complimento che posso ricevere.

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