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La fotografia ai tempi di Instagram: un dibattito ancora in corso

Un cambiamento travolgente

 

La fotografia ai tempi di Instagram
Photo Credit: Catherine Balet, dalla serie “Strangers in the Light”

Siamo ormai consapevoli del fatto di come un social media come Instagram abbia profondamente rivoluzionato il modo di concepire la fotografia, di realizzarla e anche di fruirla. Il cambiamento in tal senso era già stato anticipato con la nascita e lo sviluppo del digitale, ma ha subìto un’incredibile accelerazione grazie all’affermazione dei social network sites ed in particolare di Instagram. Insomma, al giorno d’oggi basta essere in possesso di uno smartphone per poter scattare fotografie, modificarle e condividerle online sui propri profili. Ciò ha generato, da un lato, un’orda selvaggia in cui tutti si sentono fotografi, spostando la soglia delle fotografie ai limiti dell’osceno; dall’altro, quel fenomeno definito di democratizzazione della fotografia, il quale ha alimentato un’idea di quest’ultima come una collezione di momenti, la cui serialità e facilità di produzione ha abituato le persone a vivere di immagini, moltiplicando i punti di vista. Inoltre, sono le stesse immagini ad essere soggette alla logica dei social network sites (numero di likes, followers, commenti); sono questi aspetti a decretare il successo di una fotografia sulle altre.

Quello che ci si chiede è se tali cambiamenti stiano apportando valore o invece stiano uccidendo la fotografia ed i fotografi, almeno quelli professionalmente intesi. Il dibattito è attualmente ancora in corso.

La fotografia ai tempi di Instagram
Photo Credit: Guido Fuà                                  Photo Credit: dzoom official Pinterest

Pro e contro

Si potrebbe riassumere tale ambiguità di valutazione degli effetti sulla fotografia, con le due ipotesi formulate da James Estrin, giornalista e fotografo del New York Times. La prima afferma che lo sviluppo di tali pratiche dovrebbe allargare il pubblico potenzialmente in grado di apprezzare la fotografia, soprattutto quella documentaria e di reportage, perché più abituato a pensare visivamente. La seconda invece, prevede che il bombardamento di immagini cui oggi siamo sottoposti renda impossibile che una fotografia possa distinguersi, perché se a tutti piace tutto, allora nessuna fotografia è meglio di un’altra.

Fotografia di moda contemporanea
Alena Mayuk Photo Credit: Dario D’Andrea

Detto questo, è innegabile il fatto che la fotografia ai tempi di Instagram sia stata quasi banalizzata e semplificata rispetto a quella professionale, con la conseguenza di ridurne la qualità. Questa considerazione si evince soprattutto dalle parole della modella Alena Mayuk e del fotografo Dario D’Andrea in riferimento alla fotografia di moda contemporanea: “Mentre prima dell’epoca dei social l’imperativo nei servizi fotografici era la qualità (poche foto, ma perfette), oggi le aziende necessitano sempre più di contenuti da poter pubblicare sui propri profili social, prediligendo quindi la quantità”. Dunque, il cambiamento sta nei ritmi e questo si ripercuote su tutta la filiera del procedimento.

Fotografia professionale
Photo Credit: Guido Fuà

Inoltre, un altro aspetto forse ancora più preoccupante è quello legato alla trasmissione consapevole di emozioni legate ad una determinata fotografia, tramite per esempio la scelta della luce, dell’angolazione e del tipo di obiettivo. Tale problema è stato posto in essere dal fotogiornalista Nick Stern, il quale ha sostenuto che invece l’immagine prodotta con Instagram è il frutto del lavoro degli sviluppatori dell’applicazione, che hanno stabilito a monte le caratteristiche dei filtri, irrigidendo la capacità  espressiva del fotografo. Quest’ultimo è dunque vincolato agli standard definiti dai programmatori.

Tuttavia, è opportuno fare anche riferimento a quelle implicazioni positive per la fotografia derivanti dalla nascita e dall’affermazione di Instagram e da quel processo di democratizzazione sopra citato, primo fra tutti il fatto di aver stimolato le capacità creative delle persone. Oggi Instagram consente a tutti di fare foto artistiche, rendendo facile ed intuitivo l’utilizzo di filtri per post-produrle. In tal modo tutti possono dar sfogo alla loro vena creativa. In ultima istanza, come afferma Philippe Gonzalez, fondatore di “Instagramers”, la community degli appassionati di Instagram, tale piattaforma “E’ stata in grado di aggiungere valore alle foto”: oltre a favorire la creatività degli individui, Instagram è di più della fotografia, è anche comunicazione e partecipazione ad una comunità internazionale.

 Dunque risulta difficile affermare se la fotografia (almeno quella professionalmente intesa) ai tempi di Instagram sia morta. Quello che si potrebbe fare è prendere atto e consapevolezza di queste considerazioni, sia quelle positive che negative, mantenendo viva l’idea che la tecnologia non è un male assoluto, ma l’utilizzo che se ne fa. In altri termini, ciò che potrebbe fare la differenza è una visione estetica elevata, un punto di vista maturo e consapevole in grado di scegliere. E’ emblematica l’affermazione di Estrin in tal senso: “il problema non è se uno scelga di utilizzare un iPhone al posto di una Leica, ma le idee e la visione del fotografo”.

Sitografia:

 

 

 

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